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Bertino Parisi, uno tra i tanti agrigentini anzitempo dimenticati: vive nel ricordo degli Exallievi di Don Bosco

zio-bertiC’è una Cappella al Cimitero di Bonamorone dove su un piccolo altare, tra lumini, immagini sagre e mini-statue di santi, è sistemato un libro di marmo spalancato sulle cui pagine è dato di leggere, piuttosto che un epitaffio, un messaggio con il quale l’Autore ha inteso quasi giustificare l’improvvisa decisione di lasciare questa terra per approdare ad altri lidi: “Bella a virità, mi è spiaciuto lasciarvi all’improvviso, ma mi hanno dato una parte che non potevo rifiutare!

In quella Cappella riposano le spoglie mortali di Bertino Parisi da quel 29 Novembre 2011, giorno in cui all’età di 73 anni decideva di varcare i confini della terra per andare lassù dove il Capo Comico Celeste della Compagnia gli aveva assicurato una platea ben più vasta di quella terrena davanti alla quale continuare con migliore fortuna a far ridere la gente, grazie alla sua innata vis comica, mai sopra le righe.

Il percorso umano e artistico di Bertino Parisi prende l’avvio all’Istituto Salesiano “Gioeni” dove, grazie alla Filodrammatica “Don Bosco”, comincia a muovere i primi passi da attore interpretando “Stifanuzzu”, il pastorello allegro e scanzonato del dramma sagro “La Pastorale”. Prosegue con Michele Guardì e Pippo Flora con il lavoro teatrale “Cantaguai”, spettacolo di satira, costume e politica.

Con Pippo Montalbano e Giovanni Sardone fonda “Il Piccolo Teatro Pirandelliano” e successivamente “La Settimana Pirandelliana”. Con Michele Guardì, Enzo Di Pisa, Pippo Flora, Enzo Iacoponelli e altri fonda il Cabaret “Il Punicipio”. Dal teatro ricava le maggiori soddisfazioni recitando nei maggiori teatri italiani al fianco della grande Lea Padovani in “ Lazzaro “ del grande drammaturgo Luigi Pirandello.
Infine si fa conoscere ed apprezzare dal vasto pubblico televisivo con le sue apparizioni nelle fortunate trasmissioni di Michele Guardì “Piazza Grande” e “I Fatti Vostri”.
Bertino Parisi è uno tra i tanti agrigentini anzitempo dimenticati da una città a cui tanto ha dato come artista. Non l’hanno dimenticato gli Exallievi di Don Bosco in quanto Lui era, è e rimane uno di loro quale membro della Famiglia Salesiana agrigentina.

Matteo Collura ha detto di Lui: “Con quel suo atteggiamento del viso e delle spalle al modo di Totò, si muoveva con la consumata esperienza di un comico da avanspettacolo” Ed ancora : “In Lui si coniugavano la saggezza di un vecchio sapiente e il persistente candore di un bambino“.

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