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A Grotte focus sul rapporto tra realtà e fotografia, tra visione, immagine e immaginazione

È in programma sabato, 30 dicembre prossimo, alle 18, nell’auditorium Stella Castiglione – San Nicola, a Grotte, il “Viaggio nella fotografia di Franco Carlisi – Conversazioni, tra visioni e immagini” dal titolo “E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto”.

L’evento, fortemente voluto dal sindaco di Grotte, Alfonso Provvidenza, e dall’assessore alla Cultura, Anna Todaro, ruoterà attorno a una conversazione tra Franco Carlisi, Tano Siracusa (fotografo) e Giovanni Volpe (regista e attore).
La conversazione proverà a tracciare un ritratto intimo dove si coniugano le opere e i giorni del fotografo lungo un percorso che fonde prosa e poesia, riflessione e racconto.
A margine della conversazione verranno proiettati alcuni dei lavori più significativi di Carlisi e verranno letti degli stralci di testi dello stesso fotografo a opera degli attori Claudia Volpe e Gabriele Ciraolo.

Franco Carlisi è fotografo, regista e sceneggiatore. Dal 2006 dirige la rivista scientifica di immagini e cultura fotografica “Gente di Fotografia”. In questi anni ha svolto la sua attività prevalentemente nei paesi del bacino del Mediterraneo, alternando la necessità della testimonianza all’uso diaristico e introspettivo del mezzo video-fotografico. I suoi lavori sono stati esposti in prestigiose sedi in Inghilterra, Francia, Spagna, Austria, Germania, Federazione Russa, Marocco e Italia.
Formatosi culturalmente nell’ultimo decennio del ‘900, in una terra dove a distanza di pochi chilometri e di mezzo secolo sono nati Pirandello e Sciascia, Franco Carlisi matura, comprensibilmente, una certa diffidenza per le apparenze, per la superficie delle cose: ambito della finzione e della recita sociale. Così, fin dall’inizio del suo percorso artistico, ha cercato nell’immagine fotografica qualcosa di diverso dalla semplice restituzione speculare della visione. La verità e la bellezza, o ciò che più vi si avvicina, quelle misteriose epifanie che gli si offrono davanti all’obiettivo preferiscono oltrepassare la superficie delle visioni, cercare l’evanescente consistenza dei notturni, i contrasti delle luci artificiali e dei neri, le sfocature, le bruciature cromatiche, i mossi: un repertorio che attraversa un versante importante della ricerca fotografica contemporanea, sullo sfondo del quale Carlisi costruisce un suo stile riconoscibile, una originale declinazione di realismo magico che può avere il suo equivalente letterario nella Sicilia allucinatoria, onirica, delle Conversazioni di Vittorini.
La riflessione al centro dell’evento muove da una frase di John Berger: “E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto”, per esplorare il potere delle immagini fotografiche nello svelare l’inconscio e la complessità delle relazioni umane. Carlisi riesce a trasformare le immagini fotografiche in una forma di narrazione visiva, in cui ogni foto racconta una storia che, in qualche modo, riguarda il vissuto di chi osserva l’immagine. Una narrazione coinvolgente che parte anche da cose piccole, semplici e quotidiane, e arriva a tirare fuori le nostre emozioni con un’intensità e una precisione folgoranti. Egli indaga l’essenza dell’esperienza umana, la memoria, l’amore, il senso della vita e mostra come queste esperienze universali possano essere catturate e condivise attraverso le immagini.
Il suo sguardo ci mostra ogni cosa come se la vedesse per la prima volta, e fa nascere in noi lo stupore di guardare il mondo in una luce nuova. Il mito della caverna di Platone è fondativo: ciò che vediamo è un’illusione, c’è un altro mondo che dobbiamo scoprire.

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