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Agrigento, il cardinale Montenegro celebra la festa della Divina Misericordia alla Casa Circondariale

prodottiRisuonano ancora le campane di Pasqua, forse ricordo di quando la festeggiavano con la famiglia.

Ieri, 6 aprile le persone ristrette nella Casa Circondariale “Pasquale Di Lorenzo” di contrada Petrusa, si sono commosse ai canti del coro Magnificat, venuto per celebrare insieme a loro e all’arcivescovo di Agrigento, il cardinale Francesco Montenegro la Festa della Misericordia, istituita da Giovanni Paolo II nella settimana dopo la Pasqua.

Forse una coincidenza: non è semplice parlare di misericordia in carcere, eppure le letture, il Vangelo, le preghiere dei fedeli e soprattutto l’omelia di Don Franco hanno catalizzato l’attenzione di tutti i presenti, senza alcuna distinzione di ruoli, semplicemente persone bisognose della misericordia e della tenerezza del Padre, come ha sottolineato Maria Clotilde Faro, capo area trattamentale, al momento dei saluti e dei ringraziamenti conclusivi.

La Pasqua è come la primavera – ha sottolineato nella sua omelia don Franco – bisogna spalancare le finestre per far entrare aria nuova; non c’è grada che possa impedire al vento della misericordia di Dio di entrare nei nostri cuori”.

Casa Circondariale Carcere PetrusaHa portato esempi concreti della vita di Santi, ma, come è solito fare, ha usato un linguaggio immediato, che ha permesso di gustare con attenzione ogni parola del racconto che egli ha fatto della misericordia di Dio.

Come la “storiella” del mondo creato da Dio come un giardino per gli uomini, con il monito che ogni discordia avrebbe ricoperto il giardino con un granellino di sabbia. Oggi il deserto sembra invadere il giardino, ma noi possiamo fermare la sabbia e togliere anche le pietre che cadono sul nostro cuore.

Tutto ciò richiede coraggio – ha concluso il cardinale Montenegro – il coraggio di Zaccheo, il pubblicano, il peccatore, che lascia tutto per seguire Gesù”.

Una chiesa gremita, una celebrazione sentita e partecipata da tutti i presenti: detenuti, docenti, agenti penitenziari, operatori e volontari, insieme ai cappellani don Luigi e don Vito, che nelle giornate precedenti non si sono stancati di impartire il sacramento della riconciliazione.

Durante la processione offertoriale, le persone ristrette nella casa circondariale diretta dal dottore Aldo Tiralongo hanno portato all’altare i frutti del loro lavoro: l’Olio della Rupe, il miele dell’ape felice e la coperta di Palmina, a significare il desiderio di nuove consapevolezze e il tentativo di sfruttare le opportunità di vita e lavoro anche durante il tempo della detenzione.

Wilma Greco

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