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Caso Crocetta-Tutino, la grande macchina del fango

borsellino crocettaHa suscitato grande clamore l’articolo pubblicato da ‘L’Espresso’ contenente un’intercettazione telefonica nella quale Tutino, medico di Crocetta, avrebbe affermato che alla Borsellino ”..deve finire come suo padre”. Subito dopo ci sarebbe stato silenzio da parte del Presidente della Regione Sicilia. Una storia che fino ad ora lascia tutti perplessi e che, a causa della smentita della Procura, quasi impone ai giornali di toccare l’argomento con le pinze e molto delicatamente.

Che la notizia sia uscita poco prima dell’anniversario della strage di Via D’Amelio dove persero la vita il Giudice Borsellino e gli agenti della scorta sicuramente non è un caso. Anzi, sembra proprio studiata a tavolino. A giocare un ruolo fondamentale è stato il mezzo di informazione che ha diffuso l’intercettazione e che ha, inoltre, ribadito l’esistenza della stessa. Qui suona già il primo campanello di allarme poiché un giornalista non viene in possesso di questi documenti per magia o grazie al mantello di Harry Potter che rende invisibili e permette di entrare in qualsiasi posto per prendere qualcosa senza essere visti. Fantascienza!

Qualcuno ha dato il materiale al giornale per buttare Crocetta fuori dal Palazzo dei Normanni approfittandosi anzitutto della facilità di manipolazione delle menti fragili, ingenue e spesso ignoranti della gente ed anche della situazione precaria della Sicilia. A nessuno è importato nulla se la registrazione fosse vera o falsa: la macchina del fango era già partita dopo qualche minuto. Lo stesso fango che non produce nè conoscenza, né verità, né informazione, anzi la terra, finché fango, non produce proprio nulla.

Tutto questo perché a volte il giornale è usato da molti come un grosso manganello, non per informare, ma per mietere vittime anche a volte innocenti e spesso lo si fa in favore di carriere politiche da spegnere o da far sorgere.

Crocetta non è un santo, non lo è mai stato nemmeno il primo giorno quando la sua unica frase era sempre ”la mafia mi vuole morto”. Tutto questo mentre la Sicilia affondava e si inabbisava nella ‘Fossa delle Marianne’ dell’economia globale. Chi lo accuserà per aver distrutto l’economia già in bilico dell’isola del sole, del mare e del turismo? La stessa frase è un’ossimoro. Ma non si può e non si deve dimenticare il reale motivo per cui Crocetta dovrebbe dimettersi.

Questo processo però non deve assolutamente permettere a chi ha meditato questa pseudo-accusa nei confronti dell’ancora Presidente siciliano di prendere il posto con facilità, oppure la Sicilia andrà verso il fallimento – già molto vicino con milioni di euro di debito – facendo una fine peggiore della Grecia.

Flavio Principato

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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