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Cultura

“La Cena”, pubblico attento e col fiato sospeso per il testo di Manfrè da ieri al Pirandello

Il rumore fragoroso del piatto rotto lascia sbigottito lo spettatore fatto accomodare nella sontuosa tavola da un enigmatico e silenzioso maggiordomo che, garbatamente, versa del vino.

Atmosfere pirandelliane per lo spettacolo “La Cena” di Giuseppe Manfridi per la regia di Walter Manfrè, da ieri e fino a martedì 30 ottobre in scena nella “Sala Rosa” del Teatro Pirandello di Agrigento, esclusivamente per 30 “eletti” a replica.
Gli ingredienti ci sono tutti: un padre padrone, una figlia con un passato da nascondere, un genero avido ed un maggiordomo impertinente.

La magistrale interpretazione di Andrea Tidona, nel ruolo del padre, di Chiara Condrò, in quello della figlia, di Stefano Skalkotos, nella parte del genero, e di Cristiano M.Penna, nel ruolo del maggiordomo, compongono un mosaico pirandelliano di straordinaria eleganza artistica e stilistica.

Un “quadretto” familiare stravagante ed isterico, forse attuale, esasperato dal perverso gioco psicologico del padre – padrone, personaggio freudiano in bilico tra Eros e thanatos, aggravato dal nevrotico intercalare del genero che si lascia sfuggire qualche “insomma” di troppo.
E’ qui che tutto il “gioco” si svolge, ben compensato dal ritmo dei dialoghi (mai monotoni), dai colpi di scena che mettono a nudo l’aspetto peggiore dell’uomo e che generano emozioni forti.

Al pubblico viene assegnato un ruolo all’interno del dramma senza che ciò possa mutare lo svolgimento della trama e lo spettatore esce dallo spettacolo con addosso il peso di una responsabilità. È il cosiddetto “Teatro della Persona”, definizione programmatica che si deve al critico Ugo Ronfani che così, nel ’93, sintetizzò il senso della poetica espresso dal percorso registico di Walter Manfrè. Un percorso che si è sostanziato in una serie di spettacoli rispondenti a caratteristiche particolari, una delle quali è sicuramente l’annullamento della distanza tra pubblico e spettatore e l’assegnazione a quest’ultimo di un ruolo all’interno del dramma senza che ciò possa mutare lo svolgimento della “trama”.

“La Cena”è tutto questo: una commedia spietata e crudele che invita a riflettere e tiene il pubblico attento e col fiato sospeso senza che la noia abbia mai il sopravvento.

Luigi Mula

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