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Migranti, barchino a Lampedusa: arrestati due senegalesi

La Procura della Repubblica di Agrigento ha disposto il fermo di due cittadini del Senegal, accusati di essere gli “scafisti” che hanno condotto il barchino in ferro, partito dalla Tunisia il 19 ottobre 2022, sul quale a bordo sono morti bruciati i piccoli Alina (nata il 5 dicembre 2021) e Mael, dopo 3 giorni di navigazione verso Lampedusa. Il fermo dei due indagati è stato convalidato oggi 2 novembre 2022 dal G.I.P. presso il Tribunale di Agrigento dr. Stefano Zammuto.
È stato possibile ricostruire i fatti e individuare i presunti responsabili grazie all’attento lavoro d’indagine svolto sull’isola dall’esperto personale della Squadra Mobile di Agrigento, guidato dal funzionario Giovanni Minardi, con l’indispensabile aiuto dei due interpreti messi a disposizione del Ministero dell’Interno che hanno consentito di acquisire le dichiarazioni di cittadini del Ghana e della Costa d’Avorio, trasportati a bordo, che hanno collaborato con gli inquirenti.

I due senegalesi di 24 e 33 anni sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravata e morte come conseguenza di altro reato, per aver condotto il barchino in ferro con l’aiuto di una bussola, con a bordo originariamente circa 36 cittadini sud-sahariani di varie nazionalità, al fine di farli entrare illegalmente in Italia, mettendo a rischio la loro vita per le pessime condizioni del piccolo scafo in metallo e il sovraffollamento dell’imbarcazione.

Durante la navigazione le pessime condizioni del motore e l’imperizia dei due “scafisti” hanno portato purtroppo alla morte di diversi migranti (almeno una donna oltre i due piccoli) e al ferimento per ustioni gravi grave di altri 2 migranti. La notte del 21 ottobre il motore fuoribordo del barchino si fermava. Uno dei due “scafisti”, nel tentativo di farlo ripartire provoca delle scintille che innescavano accidentalmente la benzina che si trovava a bordo dello scavo, versata durante la navigazione dai serbatoi ausiliari di fortuna alla tanica dcl motore, che prendeva fuoco, causando ulteriormente l’esplosione delle taniche ancora piene di benzina e un incendio a bordo nel quale morivano i piccoli Mael e Alina.

L’esplosione scaraventava alcuni migranti fuoribordo e altri venivano feriti con ustioni di vario grado. L’incendio veniva domato con grandi difficoltà dai migranti rimasti a bordo utilizzando l’acqua di mare.
Le indagini sono ancora in corso e la responsabilità dei due indagati non è ancora stata definitivamente accertata.

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