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Proteste per la SP 26, il Sindaco Panepinto: “Chiediamo al Libero Consorzio come siano stati spesi i soldi”

carmelo-panepintoEsprimo gratitudine nei confronti del Libero Consorzio, per aver condiviso il disagio vissuto dalle comunità di San Giovanni Gemini e Cammarata a causa della precarietà della SP 26, ma non giustifico un iter burocratico che dura due decenni e ancora non intravede l’obiettivo“.

E’ il commento di Carmelo Panepinto, Sindaco di San Giovanni Gemini, Comune in testa alle manifestazione che sabato 8 aprile radunerà in protesta, al Bivio Tumarrano, Amministrazioni dei comuni di Mussomeli, Catronovo di Sicilia, Santo Stefano Quisquina, Cammarata, San Giovanni, i partiti politici, le comunità ecclesiali e associazioni.

L’Amministrazione ha il dovere di chiedersi quale destinazione più opportuna hanno avuto i due milioni di euro. E se sono stati spesi , come mai in questo caso non hanno inciso tempi per espropri, revisione del prezziario regionale e patto di stabilità? – commenta Panepinto in risposta alla nota diramata dal Libero Consorzio – Di difficoltà legate al patto di stabilità si parla per la prima volta nel 2014, quando l’allora Commissario della Provincia Regionale di Agrigento, comunica il ritiro del finanziamento di Euro 500.000/00 , destinati alla messa in sicurezza di alcuni tratti di strada , per problemi legati al patto di stabilità. Considerato che il progetto per l’ammodernamento della SP 26 inizia nel 1998 , lo straordinario ritardo registrato, non può certo attribuirsi al Patto Stabilità, meccanismo finanziario che avrebbe visto la luce dopo qualche decennio. Meraviglia invece un fatto: come mai la Giunta Regionale con delibera n° 64 del 2015 , nell’elenco delle strade ammesse a finanziamento, fa slittare la SP 26 dal 2° al 10° posto? Nessuna ipotesi è comprensibile – conclude Panepinto – sia che l’Amministrazione Regionale abbia operato in maniera disgiunta dal Libero Consorzio, sia che lo stesso non abbia rappresentato l’indispensabilità di intervenire su un asse viario che è unica via di fuga, e sullo stesso insiste un traffico veicolare da metropoli“.

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