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Apertura Editoriali

Un’altra incompiuta rappresenterebbe il disastro per Agrigento

Sulle grandi infrastrutture Agrigento non sembra mai particolarmente fortunata. Nel marzo del 2017 si apre finalmente la nuova statale 640 raddoppiata nel tratto agrigentino, ma si assiste alla demolizione del viadotto Petrusa che vanifica molti dei vantaggi della nuova superstrada in territorio di Agrigento.

Dopo quasi due anni, finalmente vengono consegnati i lavori per il nuovo viadotto Petrusa, ma giunge la notizia delle difficoltà della Cmc che dovrebbe, oramai il condizionale è d’obbligo, completare il tratto nisseno della SS 640.

In poche parole, a proposito della sfida “10yearschallenge” così in voga sui social, dieci anni fa si pone la prima pietra per la nuova SS 640, ma ancora la fine dei lavori in questa essenziale arteria non si vedono. Si era molto vicini all’obiettivo: tra tratto agrigentino e tratto nisseno, si raggiunge San Cataldo in pochi minuti, partendo dalla città dei templi, senza particolari deviazioni. Manca solo, si fa per dire, l’ultimo tratto che da Caltanissetta giunge al “miraggio” dell’autostrada A19.

Ma la Cmc è in crisi, i lavori sono sospesi. C’è una lunga galleria, quella che passa sotto il capoluogo nisseno, che risulta scavata in entrambe le direzioni di marcia, così come ci sono almeno quattro viadotti quasi completi verso l’autostrada. Proprio mentre tutto sembra procedere verso la fine, ecco immancabilmente l’impiccio tipicamente siculo: qualcosa non va, questa volta tocca alla crisi del colosso che ha vinto l’appalto, e tutto si ferma. E lo spettro di vedere arrugginiti i ferri dei viadotti prima ancora della loro apertura, si fa sempre più ingombrante.

Nei giorni scorsi i sindaci del nisseno e dell’agrigentino interessati dalla SS 640 hanno espresso le proprie rimostranze, da Agrigento il sindaco Firetto si dice pronto ad andare a Roma assieme ai suoi colleghi. In questo giovedì qualcosa sembra muoversi in seno alla IV commissione, guidata dall’agrigentina Giusy Savarino, ma anche in questo caso comunque emerge una situazione in cui, ben che vada, si perderà altro tempo.

“L’Anas si è ufficialmente impegnata a diffidare la Cmc – annuncia in una nota stampa la stessa deputata agrigentina – così come a sbloccare le somme accantonate a favore delle imprese siciliane per le spettanze dovute ed ha, inoltre, imposto tempi certi per consentire di sbloccare i lavori o attraverso il subentro di altre società nell’appalto, o eventualmente in danno alla contraente generale”.

In poche parole, le vie per far riprendere i lavori ci sono ma entrambe prevedono i tempi non sempre brevi della burocrazia: o la Cmc, dopo la diffida dell’Anas, procede con i lavori (ma, in tal senso, pesano le difficoltà societarie) oppure si rescinde il contratto e si opta per il subentro di altre società nell’appalto, con il rischio ovviamente di ricorsi e controricorsi.

Una situazione che è uguale a quella della SS 121, ossia il tratto palermitano della Palermo – Agrigento, altro cantiere dove opera la Cmc. Ma all’idea di “abbandonare” la SS 121 per percorrere vie alternative (la strada della fondovalle o la A29 via Castelvetrano) per recarsi a Palermo, gli agrigentini già sembrano essersi abituati da tempo. La SS 640 invece, è un’arteria imprescindibile per collegarsi con il resto della Sicilia e del mondo, essendo l’unica via per raggiungere in tempi brevi l’aeroporto di Catania.

Occorre vigilare, perchè lasciare marcire gli ultimi tratti incompleti della nuova superstrada vorrebbe significare condannare per altri anni Agrigento all’isolamento che, questa volta, saprebbe anche di beffa visto lo stato attuale dei lavori. La nostra provincia non può affatto permettersi un’altra incompiuta, a maggior ragione se si tratta di una statale così importante per i collegamenti. La politica nostrana, dai sindaci del territorio fino alla deputazione, così come la stessa opinione pubblica non può proprio adesso abbassare la guardia sul completamento della statale.

Mauro Indelicato – Infoagrigento.it

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