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Editoriali

Agrigento, quale futuro per il Cupa? Riflessioni di una giovane avvocatessa

poloRiceviamo e pubblichiamo le considerazioni sul Polo Universitario di Agrigento di Roberta Zicari, giovane avvocatessa agrigentina:

Ad Agrigento ci piacciono le tradizioni.
A noi ci piace la sicurezza di poterci lamentare di qualcosa, sempre.
Probabilmente per questo, noi i problemi non li risolviamo mai.
Ne parliamo per un po’, litighiamo con qualcuno discutendone e poi accantoniamo il problema per qualche tempo.
E ciclicamente svolgiamo così il nostro ruolo di cittadini attivi, soprattutto oggigiorno anche grazie all’ausilio dei social network.
Il problema della settimana è il Polo, chiusura o salvezza.
Mi occupo di questo argomento dal 2012 ed invero in questi 4 lunghi anni ne ho viste e sentite davvero tante.
Mi piace ricordare un onorevole regionale che promise di incatenarsi alla poltrona dell’ars se la regione non concedendo il finanziamento , avesse chiuso il polo (forse non intendeva per protesta, a ben vedere); mi piace pensare a chi ha diretto il socio di maggioranza per diversi anni e non ha contezza del debito contratto dal polo; mi piacciono i convegni organizzati da alcuni esponenti dei partiti di maggioranza dove tutto si dice tranne perché si rischi la chiusura o come salvarlo; mi piacciono gi onorevoli che parlano di management inadeguato quando hanno scelto loro l’organo di vertice qualche anno addietro; mi piacciono anche gli organi di vertice del polo che come se non amministrassero la struttura si trovano ciclicamente ad elemosinare spicci tralasciando sempre di puntare l’attenzione sulla programmazione che dovrebbero produrre; mi piacciono “i più alti in grado” che promettono master ed università tematiche, cavalcando anche l’onda dell’emergenza che vede protagonista il nostro territorio, e poi non succede nulla; e sulla stessa lunghezza d’onda, mi piacciono gli ex compagni di merende degli “alti in grado”, oggi riformisti, che promettono atenei specializzanti con corsi rivolti al management ed alla formazione dirigenziale e poi non intervengono neanche nel dibattito politico sulla chiusura del polo ed infine mi piacciono quelli che promettono agli studenti di andare a Palermo a scrivere una nuova legge regionale sul diritto allo studio e poi l’ars neanche legifera sulla riforma delle province. Mi piacciono gli studenti che hanno ancora la forza di credere alle promesse che gli vengono rivolte o forse la pazienza (che io non ho mai avuto) di supportare un referente (alle volte indifendibile) anche in questa circostanza. Mi piace il consiglio comunale, troppo impegnato del disegnare nuove geografie consiliari per stare fisicamente al fianco dei ragazzi. Mi piacciono i sindaci che cambiano posizione ed opinione a seconda del comune che amministrano. E ovviamente mi piacciono quelli contro tutto e tutti solo per fare polemica, solo per fare opposizione.
Insomma mi piace tutto di questa vicenda, che nella terra di Pirandello non trova neanche la dignità di essere affrontata con serietà e tecnicismo, richiamando le istituzioni al ruolo di guida strategica nell’amministrazione di un territorio.
La verità, ad opinione della scrivente, pare essere la seguente.
Il polo nacque da una giunta provinciale visionaria, quale sogno di sviluppo culturale ed economico di questo territorio.
Quella giunta di professionisti, esponenti della politica degli onesti, durò solo una legislatura.
Ed il destino del Polo fu affidato ad altri che videro in quella struttura forse più una opportunità economica (per alcuni ) che una opportunità di sviluppo economico sociale per l’intero territorio.
Ed oggi ci ritroviamo con un debito con Unipa (?) che oscilla dai 3 ai 5 milioni di uro (?) secondo le fonti.
Eh si, perché anche unipa batte cassa. Si , proprio quell’unipa che ci definisce canale, perché tramite il polo le casse dell’ateneo palermitano vengono ingrassate di contributi pubblici e tasse universitarie ; Si quell’unipa che non è riuscita a garantire il diritto allo studio neanche con la residenza universitaria oggi struttura alberghiera, perché ad opinione di chi avrebbe dovuto gestire la struttura, ristrutturata con denaro pubblico, la gestione sarebbe stata antieconomica.
Il Polo universitario ha sede in una struttura che è di proprietà ella ex provincia. Anche il personale che vi lavora è dislocato dalla provincia ad eccezioni di qualche unità.
Quindi i costi vivi della struttura dovrebbero sostanzialmente essere le utenze e i costi di trasferta dei docenti che dovrebbero essere retribuiti dall’ateneo palermitano.
Siamo sicuri che trattenendo le tasse universitarie presso il polo, non si riesca a mantenere la struttura.
Ed ancora noi oltre al contributo ordinario dei soci fondatori, che ammonta nel suo complesso a circa euro750.000 , percepiamo contributi regionali straordinari per circa un milione di euro. Siamo sicuri che i soldi non ci siano?
Ed ancora, ma nessun prova un moto di rabbia nel vedere due enti pubblici, che hanno il medesimo scopo, formare le giovani menti, farsi la guerra per quattro spicci, soldi che ad ogni modo vengono sempre dallo stesso “papà” cioè soldi pubblici, cioè dalle nostre tasche.
Mentre Enna riusciva a prendere il treno del riconoscimento quale ateneo parificato ( ed oggi usufruisce anche di contributi regionali per circa 2 milioni di euro), noi giocavamo a nominare presidenti di spessore internazionale per rilanciare il polo. La storia ci mostra con prepotenza le conseguenze dell’operato dei politici ennesi e dei nostri. Le colpe adesso di chi sono.
Concludo questo lungo sfogo, che di tecnico, sottolineo, ha ben poco, per dire : come avrete ben capito i soldi ci sono o comunque si reperiscono con facilità. Ma i soldi si trovano quando vi è un interesse ad investire in un settore. Anche i problemi statutari legati alla trasformazione delle province in liberi consorzi sono di poco momento avendo noi recepito la legge Del rio.
L’unica e sola verità è che manca una regia regionale sul tema istruzione.
I poli decentrati (Agrigento e Trapani) possono essere una risorsa ma in un contesto di concertazione tra atenei, volto ad evitare corsi di laurea doppione ed a legare la formazione al territorio. I poli decentrati sarebbero potuti entrare nel progetto dei poli tecnici avviato qualche anno fa dall’ex assessore Scilabra.
La verità è che bisogna iniziare ad individuare percorsi che dallo studio portino alla formazione pratica del discente, quindi al lavoro. Un lavoro spendibile anche su questo territorio. E tutto ciò non può che svilupparsi in sinergia tra i vari atenei, le imprese, gli incubatori di impresa, le camere di commercio, i comuni, la regione. Ma finchè nessun referente politico inizierà una discussione sul polo individuando quali figure professionali possano essere coerenti con questo territorio , Finche’ l’università di Palermo continuerà a fare da padre padrone sulla pelle degli studenti, finchè le minacce più gravi rivolte dalla deputazione locale al governo regionale, saranno quelle di incatenarsi all’ars. , bè finchè la discussione politica non riuscirà a liberarsi da questo triste scenario in cui la costringono a sedimentare, non vi sarà alcuna speranza di miglioramento.
Con mai persa speranza, Sveglia Agrigento!

Roberta Zicari

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