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A futura memoria Apertura Cultura

Le estemporanee di pittura… una cosa seria

Le estemporanee di pittura sono una cosa seria. Seria, entro i confini gioiosi dell’arte, e cioè non addomesticabile né irreggimentata.Più spesso in forma di concorso, il loro schema è semplicissimo: i partecipanti si trovano in un luogo ed eseguono la loro opera sul momento, onorando il tempo che viene loro concesso nella forma di una esibizione. L’artista che dipinge, che compie l’atto magico per cui la materia muove all’immaginazione, diventa egli stesso evento, stazione imprevista del paesaggio urbano.

Le estemporanee ebbero larga diffusione negli anni ’60, liberando la vecchia concezione ottocentesca dell’arte – il ritratto, il paesaggio, la natura morta – al processo del non figurativo e della pittura di idee. Esistevano ancora gli artisti, riconosciuti come icone romantiche, che si ritrovavano nelle gallerie e nelle mostre, o presso i loro piccoli studi che parevano officine alchemiche, botteghe di un’intimità perduta. D’inverno a far ritratti, e d’estate si usciva all’aria aperta invadendo le città con la pittura del paesaggio, oggetto di grandi e prestigiose mostre. Si andava da soli, con i ferri del mestiere, o in gruppo, sfidando la percezione dei luoghi all’interpretazione artistica, e talvolta ad organizzarli erano associazioni o gruppi di agitazione culturale, raccogliendo qualche artista di chiara fama. Disposte a concorso, le estemporanee avevano una loro giuria che faceva opinione realizzando una forma di comunità culturale attraverso la quale scambiare opinioni e idee, confrontare giudizi e tecniche, produrre forme nobili di libertà non mercantile.

Al giorno d’oggi, le estemporanee sono diminuite, e d è venuto meno il senso di una cultura sociale in favore di una solitudine senza confronto, appagata dalla mediocrità dei propri orizzonti, ed è proprio per questo che l’estemporanea organizzata dall’Accademia di Belle Arti di Agrigento è una cosa seria. Su un’idea del suo direttore prof. Alfredo Prado, sostenuta dal Comune di Agrigento e patrocinata entro gli eventi natalizi nelle date del 22, 23 e 24 dicembre, a tema libero e con una partecipazione sostanzialmente ammessa a tutti, questa iniziativa è bene che abbia – per il Comune e per gli artisti – il valore che le è proprio, cioè quello di una cosa seria.

In questo modo è stata pensata e sarà condotta, bene al di là dal rappresentare un semplice momento di corredo al Natale, che ne è di certo il pretesto, ma non la sua ragione. Agrigento, in quei giorni, nel cuore della via Atenea, potrà sperimentare un evento artistico diffuso, di assoluto pregio, con grandi ambizioni e con un preciso significato che è proprio quello di dire che l’arte vive i luoghi e li modifica grazie alla forza dell’immaginazione, lungi dal decodificare l’arte in pubblico come una sorta di folklorismo parafestivo. Tre giorni felici d’arte in un momento di infelicità della storia sono un dono prezioso che merita di essere ricordato a futura memoria, perché le estemporanee di pittura sono una cosa seria.

Beniamino Biondi

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