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Cultura Regioni ed Enti Locali

Agrigento, in Prefettura la presentazione del libro Tacito Silenzio di Armando Caltagirone

Lo scorso 7 marzo, nei saloni di rappresentanza del Palazzo del Governo, si è svolto il secondo appuntamento del salotto letterario. L’iniziativa si inserisce nell’ambito del ciclo di attività volte ad avvicinare l’istituzione prefettizia ai cittadini, aprendo le porte dell’alloggio ad eventi di rilevanza socio- culturale.
Ospite del Prefetto lo scrittore grottese Armando Caltagirone, a raccontare la sua opera prima “ Tacito silenzio”, Sciascia editore, al cospetto di un uditorio attento ed erudito.
Hanno conversato con l’autore il Dirigente Generale della Polizia di Stato, Emanuele Ricifari, già Questore della città dei Templi, la docente Adriana Iacono, accompagnati dalla voce narrante della pregevole attrice agrigentina Lia Rocco. Carmelo Arnone ha moderato un dibattito dinamico e acceso fin dalle prime battute. Presenti all’incontro il Questore di Agrigento Tommaso Palumbo ed il Sindaco di Grotte, Alfonso Provvidenza.
Uno scritto potente, per le tematiche trattate, che echeggia il tempo d’una Sicilia che fu, ambientato a Grotte, nell’agrigentino, a metà degli anni quaranta, in un’atmosfera post bellica, tra decadentismo morale, speraquazioni tra ceti sociali, con un sapiente piglio giallista che si tinge d’un vermiglio ingiusto. Come malevola è la mano omicida, che s’alza per colpire un proprio simile.
Voci corali si sono levate, tra i relatori, in primo luogo il Prefetto Romano, che ha sottolineato la valenza d’un anelato cambiamento di rotta culturale, capace di contrastare le miserie umane, la potenza della parola, della cultura che sovrasta l’ignoranza, generatrice di violenza.
Il banditismo, la mafia risorgente, i carusi con le schiene spezzate dal duro lavoro nel ventre d’una terra che sa essere amorevole madre e matrigna impietosa, quel vivere nella paura per sopravvivere nella miseria, la veemenza d’uno schiaffo, spartiacque tra passato e futuro, in un intreccio letterario che miscela episodi storici a libertà narrativa, hanno creato spunti di riflessione sulla natura dell’amore, sulla violenza, tra corsi e ricorsi storici, per una rinnovata e universale lotta tra bene e male.
In un parallelismo tra i giovani minatori, malformati nel fisico, ed una deformazione socio-culturale, imperante, pur se con connotazioni diverse, in ogni epoca, l’occasione ha rappresentato lucida esortazione alla responsabilità educativa di ciascuno e tutti sulle nuove generazioni, nostro domani.