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Agrigento, la Cattedrale cerca aiuto: “la mia pazienza ha un limite”

cattedrale_franaContinua a destare preoccupazione la situazione della Cattedrale di Agrigento dopo l’allarme lanciato da Padre Giuseppe Pontillo sull’allargamento della crepa di altri due millimetri.

Solo qualche giorno addietro sulla home-page del sito web dell’Arcidiocesi di Agrigento un contatore scandisce gli anni, i mesi, i giorni, i minuti i secondi in cui un muro invisibile ha separato per sempre i fedeli dalla Chiesa di San Gerlando.

Ora ad intervenire per mantenere alta l’attenzione è Mario Aversa, del movimento civico “Agrigento Punto e a Capo“. Un “dialogo” fra lui e la Cattedrale che tra il serio e il faceto cela una triste situazione che giorno dopo giorno si fa sempre più tragica. 

Ecco cosa scrive Mario Aversa: “Fu cosi che ad un certo punto della nostra storia, la nostra vecchia signora, la Cattedrale, da anni in paziente attesa, stanca di “chiacchiari” e “tabaccheri di lignu” avendone viste e sentite di tutti i colori, stasera, vedendomi passare dalla via Duomo mi chiama e in un momento di estrema sincera insolita verità mi dice: “caro Mario Aversa, io ce la sto mettendo tutta ma, so già che prima o poi lascerò il colle che mi ha tenuta in piedi per secoli per scivolare giù a valle e comu finisci si cunta! – vedi mio caro devoto amico, (è sempre la cattedrale che parla con me) i politici se ne stanno fottendo altamente che io cada o rimanga in piedi, quelli fanno solo il loro mestiere di parolai… quella che occorrerebbe è una forte azione mediatica che faccia intervenire anche il Papa, lo hai già detto tu e l’idea mi piace, mi riferisco alla mobilitazione cittadina promossa dal cardinale il quale sa bene come fare: coinvolgimento di parrocchie e parrocchiani della diocesi in una mega processione intorno al perimetro della città vecchia, invito pubblico della classe politica regionale con tavola rotonda a fine processione, allestita in piazza Don Minzoni alla presenza del popolo. Solo così si riuscirebbe a smuovere qualche coscienza, diversamente sono già rassegnata al mio inesorabile destino. Lo farà?  Ciao Mariu’, va mangia ca si fici tardu!” –  Ho salutato a mia volta e sono qua a raccontarvi u fattu”.

Intanto i giorni scorrono e chissà cosa penserà davvero la povera Cattedrale.

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