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Cronaca

Agrigento, morte del giovane Vincenzo Rigoli, la lettera dei genitori: “vogliamo che sia fatta chiarezza”

vincenzo rigoli 1Sulla morte del giovane 19enne Vincenzo Rigoli (in foto), deceduto nella notte fra il 16 e 17 dicembre 2012 a seguito di un incidente stradale sulla SS640, i genitori Giuseppe Rigoli e Michela Frasca, tornano su quel tragico evento.

Lo fanno in una lettera che riassume la vicenda giudiziaria ed il calvario che stanno vivendo i due genitori per portare alla luce la verità sulla morte del giovane figlio.

Siamo a quasi tre anni dalla morte di nostro figlio – scrivono in una lettera i genitori di Vincenzo – e ci ritroviamo ancora a discutere e dibattere su una nuova richiesta di archiviazione per il reato penale avanzata dal PM Carlo Cinque in merito alle indagini per il reato di omicidio colposo nei confronti dei sanitari che ebbero in cura a seguito di un incidente stradale il giovane Vincenzo – deceduto in sala operatoria per shock emorragico – e sugli avvenimenti successi la notte del 16/12/2012 all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento.
Il GIP Dott.ssa Alessandra Vella ha già rigettato una prima richiesta di archiviazione in camera di consiglio, proposta dal medesimo PM, accogliendo la nostra opposizione e richiedendo un’integrazione della consulenza del P.M. finalizzata ad evidenziare eventuali interventi alternativi che potevano essere posti in essere nell’attesa dell’arrivo del responsabile della U.O. di Chirurgia (avvenuto ben due ore dopo essere stato contattato!), con riguardo all’eventuale trasporto presso altro ospedale munito di U. O. di chirurgia toracica (il nostro nosocomio ne è sprovvisto) e gli eventuali esiti di tali interventi in termini di aumento di chances di sopravvivenza. I consulenti del PM hanno redatto una relazione il cui contenuto, a nostro parere, dei nostri legali, Avv.ti Calogero Vella del foro di Palermo e Salvatore Panini del foro di Catania, e dei nostri consulenti medici, i Dott.ri Prof. Paolo Procaccianti e Prof. Nello Grassi dell’Università di Palermo, non appare esaustivo in quanto genericamente ripetitivo delle precedenti conclusioni tratte dai medesimi nella loro prima consulenza. Di contro, i due medici a cui ci siamo rivolti, dimostrano con dati scientifici alla mano che Vincenzo, se adeguatamente e opportunamente trattato avrebbe avuto, con ragionevole certezza, il 70% di chances di sopravvivenza. Queste chances invece, senza nessun dubbio e senza dati di fatto che dimostrino il contrario, sono state ridotte a zero per la negligenza e l’imperizia (assentite anche dai CTU del PM nelle relazioni di consulenza) dei medici che quella sera si sono trovati in sala operatoria; medici che hanno anche riportato nei registri di sala operatoria dettagli di operazioni che poi non hanno trovato riscontro durante l’autopsia; medici che scrivono nelle stesse cartelle di avere effettuato, alla medesima ora – per come riportato dai sanitari sugli stessi – l’uno la manovra di massaggio cardiaco, l’altro l’intervento di laparatomia (apertura del torace), operazioni inconciliabili ed incompatibili se effettuate contemporaneamente.
Ci ritroviamo ancora una volta a raccontare questa dolorosa storia per far conoscere a tutti quello che è successo nelle stanze dell’ospedale di Agrigento e quello che sta succedendo nelle stanze del tribunale di Agrigento. Non vogliamo gridare il nostro dolore ma vogliamo che sia fatta chiarezza su fatti e persone che hanno evidenti responsabilità per quanto accaduto, con la speranza che qualcuno ascolti e dia seguito a questa nostra richiesta. Seppur amareggiati, ma molto determinati a proseguire in memoria di nostro figlio al raggiungimento della verità, confidiamo, ancora una volta, nelle decisioni che intenderà intraprendere nel prosieguo il GIP in merito all’opposizione all’archiviazione già posta in essere dai nostri legali, affinché si apra una fase dibattimentale a mezzo della quale chiarire i troppi lati oscuri di questa tristissima vicenda.
Vogliamo la verità sulla morte di Vincenzo!“, concludono i genitori Giuseppe e Michela.

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