“Smart working” negato a disabile, presentati esposi alle Procure della Repubblica di Agrigento e Sciacca
Finisce sotto la lente di ingrandimento della Magistratura penale la vicenda di Maurizio Puccio, il dipendente portatore di handicap del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, invalido al 100 per cento e “soggetto fragile”, il quale nelle settimane scorse aveva scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed all’Ispettorato del lavoro del capoluogo, per segnalare il mancato rinnovo, da parte della propria amministrazione, dello “smart working” nonostante l’ estrema precarietà delle proprie condizioni di salute.
Infatti, con due distinti esposti, presentati rispettivamente alle Procure della Repubblica di Agrigento e di Sciacca (i provvedimenti amministrativi sono stati adottati ad Agrigento ma la sede di lavoro del dipendente è Sciacca), Maurizio Puccio ha segnalato all’ Autorità Giudiziaria che a pochi giorni di distanza dalle sue segnalazioni al Presidente della Repubblica ed all’Ispettorato Provinciale del Lavoro gli è sì stato rinnovato il “lavoro agile” ma, con provvedimento a firma della propria dirigente, Antonietta Testone, è stato assegnato ad un diverso Ufficio dell’Ente che ha sede ad Agrigento: quindi di fatto “trasferito” dalla propria sede di lavoro Sciacca – dove da oltre venti anni presta servizio presso l’Ufficio dell’URP del Libero Consorzio – ad Agrigento.
Un “trasferimento” che Puccio ritiene “illegittimo” (in violazione dell’art. 33 della legge 104/92) in quanto posto in essere nei confronti di un soggetto disabile e per il quale ha reiteratamente chiesto spiegazioni alla propria dirigente che però non gli sono mai arrivate.
Quest’ultimo provvedimento di trasferimento – evidenzia Puccio nel proprio esposto all’Autorità Giudiziaria – oltre che configurare una sorta di “beffa”, potrebbe essere “letto” anche in chiave ritorsiva.
Maurizio Puccio, ha così chiesto alle due Procure di valutare una serie di fatti pregressi e di voler fare chiarezza su alcune condotte poste in essere dalla propria dirigente, Antonietta Testone, che, “concatenati” nel tempo, potrebbero offrire una “interpretazione” in senso “persecutorio”.
Tra gli episodi riferiti da Maurizio Puccio alla Procura vi sono i “toni aspri” con i quali la dirigente Testone aveva opposto il proprio “veto” alla candidatura sindacale dello stesso Puccio in favore di altro candidato più vicino alla dirigente, la mancata riconferma dello “smart working (nonostante il proprio status di invalido civile al 100 per cento e di “dipendente fragile” attestato dal medico fiduciario dell’ente), l’essere stato costretto a ritornare a prestare in servizio “in presenza” in ufficio (dove non gli sono stati consegnati dispositivi di protezione individuale:mascherine ed altro) tanto da essere stato colto da malore e dovere quindi essere soccorso, in “codice rosso”, dall’ambulanza del 118 con conseguente trasporto al reparto cardiologia dell’Ospedale di Sciacca; la mancata concessione del rinvio (contrattualmente previsto) delle ferie al fine di potere assistere la propria moglie ricoverata e che si sarebbe dovuta sottoporre, da li a poco, ad un delicato intervento chirurgico; il proprio collocamento in “ferie d’ufficio” (Puccio sostiene che in quella circostanza fu l’unico dipendente per il quale venne adottato tale provvedimento nonostante avesse rappresentato l’esigenza del rinvio per assistere la propria moglie in occasione di un intervento chirurgico); il demansionamento nelle funzioni subito nel luogo di lavoro ed in ultimo il trasferimento di sede lavorativa da Sciacca ad Agrigento.
“Nel mio esposto mi sono limitato a rappresentare all’Autorità Giudiziaria degli episodi – dice Maurizio Puccio nella loro asettica oggettività con puntuale documentazione .
Sono un soggetto portatore di handicap ai sensi dell’art. 3 della legge 104 del 1992 – sarà la Magistratura a valutare se gli episodi che ho descritto richiedano un ulteriore approfondimento”.