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“AstroSamantha” Cristoforetti a Lampedusa: manifestazione pacifica dei migranti

cristoforetti_lampedusa1Si è conclusa alle ore dodici di oggi la visita conoscitiva dell’ambasciatrice Unicef Samantha Cristoforetti a Lampedusa.

L’astronauta dell’Esa ha voluto visitare l’isola e il suo centro di accoglienza insieme al direttore generale di Unicef Italia Paolo Rozera per “avere una idea chiara e reale del tema migratorio con naturale attenzione ai bambini”. La delegazione Unicef ha visitato il Molo Favarolo e i guardacoste della Settima Squadriglia Guardia Costiera e della Guardia di Finanza. Un momento di confronto con il personale di bordo e le criticità affrontate durante i soccorsi in mare. Successivamente è stata la volta del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola, dove “astroSamantha” ha conversato a lungo con alcuni giovani migranti ospiti della struttura. Si è svolta nel frattempo la pacifica protesta di un centinaio di migranti davanti il Municipio dell’isola. Seduti in strada hanno attuato un sit-in silenzioso con l’intenzione di richiamare l’attenzione dell’amministrazione comunale, convinti che l’autorità competente con potere decisionale circa il loro futuro sia appunto l’ente locale. I motivi della protesta riguardano principalmente la volontà di non rilasciare le impronte digitali al fine di aggirare la convenzione di Dublino, le ragioni del lungo trattenimento a Lampedusa e il rifiuto di accettare un respingimento quale epilogo di un viaggio lungo e pericoloso come quello che hanno appena affrontato per raggiungere l’Europa.

La sindaca Nicolini, fuori sede per impegni istituzionali, ha seguito telefonicamente la manifestazione dei migranti e la visita di Samantha Cristoforetti con la quale aveva cenato la sera prima. Al termine dei concomitanti episodi, Giusi Nicolini ha comunicato al resto della Giunta che si sta adoperando per un incontro con il Ministero dell’Interno e le organizzazioni umanitarie che operano nel Cpsa al fine di capire cosa impedisce la facilitazione e accelerazione del ricollocamento dei profughi. “È fuor di dubbio che Lampedusa non può essere usata come prigione – dice la sindaca – perché la prigionia rappresenta una violazione dei diritti umani nei confronti di persone che hanno attraversato il mare e l’inferno per la loro libertà”. A questa dichiarazione fa eco il pensiero dell’ambasciatrice Unicef: “Ho parlato con dei ragazzi che mi hanno chiesto perché alcuni compagni di viaggio, seduti accanto sulla barca, sono stati trasferiti e loro verranno invece respinti. È assurdo – continua Cristoforetti – che le persone vengano differenziate nel trattamento in funzione del luogo di nascita”. Mentre l’astronauta constatava le difficoltà dei migranti all’interno dell’Hot Spot il vicesindaco Damiano Sferlazzo dialogava con gli autori della protesta presso il Municipio e spiegava loro la realtà dei fatti con la rassicurazione di vicinanza ed eventuale intervento dell’Amministrazione.

“Il fatto che siano anche gli eritrei a protestare e a rifiutare di rilasciare le impronte digitali – osserva la Nicolini – la dice lunga sulla scarsa informazione che viene effettuata all’interno del Cpsa di Lampedusa circa i loro diritti e l’opportunità che gli eritrei e pochi altri hanno di accedere alle quote europee di accoglienza”. Secondo Giusi Nicolini i migranti devono essere informati sulle procedure per il ricollocamento dal Dipartimento per le libertà civili e non dalla Polizia, e ciascun migrante deve essere ascoltato. “C’è, per esempio, chi rifiuta di dare le impronte digitali perché è stato separato dalla moglie durante il soccorso in mare e adesso non vuol rischiare di perderne le tracce – spiega la sindaca – e c’è anche chi vuole essere rassicurato sul ricongiungimento con i familiari che sono già in Europa”. Riflessione propositiva anche da parte del direttore generale Unicef Paolo Rozera: “Le capacità, l’esperienza e lo spirito di umanitaria intraprendenza che a Lampedusa vengono messe in campo, mi riferisco in particolare ai soccorritori e ai medici coordinati dal dott. Bartòlo oltre che ad Amministrazione e popolazione residente, dovrebbero essere considerate come esempio da studiare ed esportare in altri luoghi esposti allo stesso fenomeno”.

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