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Cirrosi epatica ed epatocarcinoma, quando fare rete è importante per salvare la vita al paziente

Cirrosi epatica ed epatocarcinoma, sono questi gli argomenti sui quali si è focalizzata la seconda giornata del convegno, promosso dall’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Omceo) di Agrigento, presieduto da Santo Pitruzzella, con la collaborazione del Promise – dipartimento di Promozione della salute, Materno infantile, Medicina interna e specialistica d’eccellenza G. D’Alessandro, sul tema “Strategie di implementazione in Epatologia: dalla medicina basata sulle evidenze alla buona pratica clinica” che si è svolto ieri mattina, nella sala Magnolia del Grand Hotel Mosè.
“Continuiamo – afferma il presidente Santo Pitruzzella – con la convention sulle malattie del fegato che vede come attori principali gli specialisti, i medici di Medicina generale e gli specializzandi dei quali molti agrigentini. In relazione alla cirrosi epatica e all’epatocarcinoma, l’aspetto più importante è la costituzione della Rete sintesi della Sicilia che promuove la collaborazione tra i medici di famiglia, gli specialisti gastroenterologi, gli universitari, i medici ospedalieri, … così da giungere alla diagnosi nel più breve tempo possibile e individuare la più opportuna cura delle patologie epatiche, nella quale il paziente è al primo posto”.

Il progetto per il trattamento delle malattie croniche del fegato affonda le sue radici nella collaborazione tra “medici ospedalieri, territoriali e il nostro gruppo di Gastroenterologia di Palermo – dettaglia Vita Di Marco, professore ordinario di Gastroenterologia all’Università degli Studi di Palermo e del dipartimento Promise – Oggi, oltre alle malattie più avanzate, quali la cirrosi epatica, e alla diagnosi e trattamento dell’epatocarcinoma, parliamo di trapianti di organo. Si tratta di argomenti importanti anche per la Medicina del territorio perché è fondamentale la gestione multidisciplinare dei pazienti”. Tra le patologie a carico del fegato, la cirrosi epatica assume carattere di rilievo, in considerazione che “ogni anno – spiega Carmelo Sciumè, direttore dell’unità operativa complessa di Chirurgia generale al San Giovanni di Dio – circa 10mila persone ne muoiono”. Ecco, dunque, che il “team multidisciplinare – dichiara Giuseppe D’Anna, già primario del reparto di Medicina al San Giovanni di Dio – diventa la strategia vincente contro l’epatocarcinoma. Fondamentali, in tal senso, la sorveglianza dei soggetti a rischio e la diagnosi precoce attraverso le quali si riesce a intervenire tempestivamente”.