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“Così parlammo della Sicilia eterna”: a Favara la mostra fotografica di Carmelo Capraro. Nostra intervista

“Così parlammo della Sicilia eterna…” è il titolo della mostra fotografica di Carmelo Capraro che si inaugura, giorno 29 novembre, alle 16,30,  al Castello Chiaramontano di Favara (Ag).

L’evento si inserisce all’interno delle giornate del Premio Arte e Cultura Siciliana “Ignazio Buttitta 2019” di Favara.

Come preannunciano le parole di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, “Così parlammo della Sicilia eterna…”, tratte dal suo racconto Lighea (noto anche come La sirena, ndr), la mostra racconta attraverso la fotografia la Sicilia dei “Luoghi del Gattopardo”. Si tratta, dunque, di un viaggio sentimentale nella Valle del Belìce, a Santa Margherita, poi gli “Angeli di Montevago” e “I luoghi della memoria” per arrivare alla Valle del Mito: la Valle dei Templi di Agrigento.

La fotografia, per Carmelo Capraro, è un’estensione dei suoi studi. Il fotografo, infatti, è un Conservatore dei beni Culturali ed Ambientali, dottore magistrale in Lettere e Filosofia, docente all’Accademia di Belle Arti di Agrigento, dove insegna due materie beni Culturali ed Ambientali, Elementi di Architettura ed Urbanistica.

“Venti fotografie per trasmettere tutte le emozioni che ho vissuto , sentito, racchiuso nelle mie immagini del tempo e del cuore – racconta Capraro – parlerò di Beni Culturali, esporrò metà in b/n metà colore, perchè racconterò anche ciò che ancora si sente nell’anima, subito dietro le bellezze architettoniche, del Palazzo Filangeri-Cutò o nella Cattedrale della Memoria, (nelle zone del terremoto), perchè come scrisse Tolstoj in un suo famoso libro:
“Tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta d’ombra e di luce – conclude il noto fotografo e docente universitario.”

Carmelo Capraro è anche un poeta; in quest’intervista, infatti, ci confida il suo amore per la poesia, espressione scritta di emozioni e di riflessioni personali, un mezzo di comunicazione, attraverso il quale Carmelo esprime i suoi sentimenti. Liricità altissima che insieme alla fotografia lo hanno reso famoso con l’appellativo di “Poeta della fotografia”. Indimenticabili i suoi versi dedicati all’amata madre Giuseppina Vella,  recentemente scomparsa.  In quattro domande la storia di un uomo capace di raccontare il suo  territorio con fascino, precisione ed eleganza.

Professor Capraro, cosa rappresenta per lei la fotografia?

“La fotografia d’arte è per me un mezzo, uno strumento di lavoro, ma anche espressione dell’anima, comunicazione che va oltre le dimensioni conosciute dello spazio e della parola, è comporre con la luce, è poesia, è sentire tutta la bellezza che ci circonda sempre con tanta passione, emozione da cogliere e da trasmettere, è così sentimento profondo che si libera nella magia di uno scatto, che diventa messaggio per far conoscere, amare, proteggere, il nostro patrimonio artistico – culturale, la fotografia come rivelazione e rivoluzione dei Beni Culturali, ricercando sempre una realtà più profonda, oltre l’iconografia conosciuta… che sta nelle stratificazioni storiche delle nostre città, la bellezza nascosta… pagine del tempo di un libro ancora da leggere e scoprire con l’obiettivo del cuore”.

Lei è anche un apprezzato critico d’arte e letterario? 

“Da anni svolgo l’attività di critico letterario e d’arte, curatore museale, ho presentato numerose mostre personali e collettive di pittura, scultura, fotografia, libri di vario genere, diversi convegni e manifestazioni artistiche e culturali hanno visto la mia partecipazione come relatore, nel frattempo ho coltivato sempre la mia passione, la fotografia d’arte, che ho sempre unito alla poesia, ottenendo diversi premi in entrambi i campi, così da essere stato definito Poeta della Fotografia”.

Negli anni ha, anche, collaborato con diversi Enti. Quali?

“Ho collaborato con la Soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali, con i musei, con il FAI, le mie foto sono state pubblicate su importanti cataloghi d’arte, libri e riviste. Ho esposto più volte le mie vedute della Valle dei Templi, sia ad Agrigento che in tutta la sua provincia, riscuotendo un notevole successo, soprattutto con la mia mostra dal titolo “ Bagliori dell’anima, l’incanto della Valle fra gli occhi ed i cuore”. Ho ampiamente veicolato il mio messaggio culturale anche tramite internet, attraverso una ricca documentazione fotografica e letteraria”.

Quali sono stati i momenti più importanti della sua carriera fotografica?

“Tra i momenti più importanti della mia carriera di fotografo sono stati l’aver ricevuto il primo premio del concorso “La Valle dei Templi in uno scatto” 2018 in occasione del il ventesimo anniversario dell’entrata della Valle dei templi nel Patrimonio dell’Unesco, con una medaglia esclusiva coniata in Parlamento, dalla Camera dei Deputati; il primo premio “Fotografia e Territorio” che mi ha fatto riconoscere da tutti come fotografo professionista già nel 2016. Infine è da segnalare il Premio Teleacras, Punto Fermo, Marco Patti, 2019 per tutta l’attività di documentazione svolta negli ultimi anni”.

Siamo certi che il nostro “Poeta della fotografia” continuerà a stupirci con i suoi scatti originali ma soprattutto, con la sua straordinaria sensibilità umana ed artistica. Appuntamento, dunque, al Castello Chiaramontano di Favara con il Premio Buttitta 2019 e la mostra: “Così parlammo della Sicilia eterna”, un omaggio del professor Capraro alla Sicilia del Gattopardo, ma anche, aggiungo io, alla propria madre originaria di Palma di Montechiaro.

Luigi Mula

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