fbpx
Editoriali

Dai banchi di scuola al bancone del bar: il reinserimento lavorativo dal carcere Petrusa

carcere agrigentoQuesta è la storia di due persone, Francesco e Marco, che in carcere decidono di non stare con le mani in mano e si iscrivono al percorso formativo dell’IPSSEOA Ambrosini, che da anni ormai funziona nella Casa Circondariale di Petrusa, con più di 10 classi e nelle varie articolazioni: enogastronomia, servizi sala e vendita, accoglienza turistica.

Una scuola che si scontra quotidianamente con la povertà dei mezzi, le dinamiche particolari e talvolta contraddittorie dell’ambiente carcerario, ma anche la soddisfazione di riuscire a stimolare le capacità di apprendimento degli studenti ristretti, come possibili prove di libertà futura.

Francesco ha frequentato fino alla 2^ classe ed è stato ammesso alla terza; ha alternato lavoro e scuola, con tenacia e dedizione, portando in cucina quello che intanto imparava in aula. Per la sua buona volontà, per l’impegno profuso in tutte le attività “trattamentali”, in particolar modo per l’apporto dato alla riapertura del bar, ha in questi giorni ricevuto un encomio da parte della direzione della casa circondariale.
Marco ha frequentato la 3^ classe ed ha ottenuto con un alto punteggio la qualifica professionale di operatore della ristorazione – cucina.

Entrambi adesso godono i benefici dell’art. 21 dell’Ordinamento Penitenziario, che, per chi non lo sapesse, dà la possibilità di uscire dalle mura del carcere per svolgere un’attività lavorativa.
Eccoli dietro il bancone del bar dello “spaccio” (gestito dal referente dell’EAP dott. Di Rosa), che riapre a Petrusa dopo quattro anni, grazie anche al loro contributo nella ristrutturazione dei locali.

Per noi docenti, che abbiamo accesso al bar come tutti gli altri operatori della Casa Circondariale, per un caffè, un cornetto o anche un piatto freddo a mezzogiorno, è diventata un’abitudine, alle 8.00 del mattino, prima di entrare in classe, la sosta allo “spaccio”. Vedere Francesco e Marco al lavoro ci riempie di gioia e orgoglio; è la dimostrazione che i semi che noi piantiamo danno frutto, e che la scuola in carcere non è semplicemente un momento di “evasione” dalla routine della cella, ma è anche e soprattutto volano di riscatto e luogo in cui il reinserimento lavorativo comincia a concretizzarsi.

Wilma Greco – docente IPSSEOA “Ambrosini” Favara

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.