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Regioni ed Enti Locali

Legambiente Agrigento: “Su inquinamento delle falde acquifere e delle fonti di approvvigionamento potabili e irrigue: siamo all’anno zero”

Il presidente Daniele Gucciardo, riassume i contenuti di un confronto svolto all’interno della associazione, inerente il preoccupante inquinamento delle fonti idriche presenti nel territorio agrigentino: “Sollecitiamo ulteriori e continui controlli di ASP e ARPA, invitiamo i sindaci a intervenire su tutte le attività antropiche che determinano inquinamento delle fonti idriche.
Chiediamo ad AICA e ATI di comunicare, con serietà, tempestività e nel rispetto delle regole di settore, tutte le iniziative intraprese a tutela della salubrità dell’acqua, nel rispetto dei cittadini e dell’ambiente.
Da notizie di stampa, negli scorsi mesi abbiamo appreso che il lago Arancio a Sambuca di Sicilia risulta talmente inquinato da alghe e batteri da imporre il non utilizzo di tale fonte, persino ai soli fini irrigui. Le cause di tale grave fenomeno inquinante sarebbero da ricercare in attività antropiche che si svolgono nei pressi del lago.
Identica, o anche peggiore, la situazione degli altri invasi dell’agrigentino, con particolare riferimento a quelli utilizzati per la potabilizzazione e per il consumo umano. Tutti i parametri, riportati da ARPA Sicilia sul proprio sito ufficiale, denunciano un allarmante degrado delle qualità chimiche delle fonti, a titolo esemplificativo di Castello e Fanaco, entrambi dichiaratamente declassati ai fini della potabilità (A3) e ciò in quanto “non conformi” su una molteplicità di parametri rilevati, quali conducibilità, solfati, cloruri, fluoruri, COD, coliformi.
A questo punto, verificata una certa tendenza del governo regionale a minimizzare tali risultati, ci chiediamo quali siano, da parte dei sindaci interessati, le attività protese a governare tali fenomeni, con particolare riferimento al fenomeno – ormai consolidato – della mancata o inefficiente depurazione dei reflui civili e industriali degli insediamenti ricadenti nei rispettivi comuni, ma anche all’utilizzo indiscriminato di prodotti chimici in agricoltura.
Non si può continuare a far finta di nulla, di fronte a dati che segnalano un grave e costante peggioramento della situazione, con riferimento sia agli invasi, sia alle acque sotterranee, sempre destinate ad usi civili o agricoli.
Al gestore pubblico del servizio idrico, AICA, chiediamo di aggiornare, con serietà e costanza, la sezione del sito aziendale dedicata alla qualità dell’acqua distribuita e, segnatamente, di diffondere i reali valori analitici che, per taluni elementi (nitrati, ammonio, cloro libero, ecc.), sebbene esposti in maniera aggregata, appaiono comunque discostarsi da quelli consigliati o imposti dalle vigenti normative in materia di potabilità dell’acqua.
All’Assemblea Territoriale Idrica, infine, chiediamo quali iniziative abbia in corso o intenda intraprendere, con la necessaria serietà e tempestività, per la tutela delle proprie fonti di approvvigionamento, la tutela dei corpi idrici e, in definitiva, la tutela della salubrità rispetto alle esigenze dei cittadini e dell’ambiente.
Non sfugge ai cittadini, alle associazioni, alle imprese che l’acqua è un bene comune limitato, sottoposto a numerosi fattori rischio, perfettamente noti e che ci si ostina a non monitorare. Occorre conoscere, per evitarli, gli effetti negativi della mancata depurazione di insediamenti civili o industriali, ma anche l’utilizzo dissennato di prodotti chimici in agricoltura, ben sapendo i danni che gli stessi possono produrre alle falde, agli invasi, alla salute umana. Ogni attività antropica, sia essa residenziale, industriale, agricola, deve svolgersi nel primario rispetto dell’ambiente circostante, e perciò ognuno deve fare la sua parte, evitando le distrazioni, la politicizzazione delle questioni e le comunicazioni fuorvianti cui purtroppo assistiamo continuamente”.

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