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Inchieste Regioni ed Enti Locali

Operai ESA e Forestali, un esercito allo sbando

 imboscatiLa stagione calda è cominciata da un pezzo e, come ogni estate mediterranea che si rispetti, è cominciata con alte temperature che hanno fatto seccare le erbacce nel territorio agrigentino.

A dover pulire, rimediando al ciclo naturale, sono i pochi e mal organizzati operai comunali, gli operai dell’ESA (Ente Sviluppo Agricolo) che dovrebbero essere impiegati per la conduzione di interventi mirati alla salvaguardia ambientale, alla tutela della salute dei cittadini e alla difesa idrogeologica ed infine gli operai della Forestale che dovrebbero essere utilizzati nella prevenzione degli incendi che sennò danneggerebbero il patrimonio boschivo.

Questi ultimi, però, a causa della cattiva e lenta burocrazia non riescono ad essere avviati e pertanto la Sicilia inizia – come accaduto già in varie zone – a bruciare lentamente. Sono i famosi operai che lavorando pochi mesi all’anno riescono a portare a casa, grazie anche al sussidio di disoccupazione, la pagnotta ai propri figli. Certe volte, però, quando è assente la vigilanza dai ”piani alti” si rivelano un grande spreco di denaro per la Regione Sicilia che tramite la Finanziaria – quest’anno pubblicata il 16 Maggio – regola i giorni lavorativi e le modalità di avviamento al lavoro.

E’ il caso anche degli operai dell’ESA che pur essendo a lavoro già da un pezzo continuano ad essere organizzati poco e male. Tanti di loro, infatti, bivaccano tra i corridoi e nel piazzale antistante agli uffici dell’ESA. Un’ente che, tra l’altro, dovrebbe essere stato soppresso da diversi anni e che svolge quasi esclusivamente un doppio ruolo: ”stipendificio” per i diversi dirigenti ed i tanti dipendenti; ed un ruolo di ”assumificio” in corrispondenza delle elezioni.

E’ ovvio che questo grande oceano di dipendenti non va licenziato – come molti invece potrebbero pensare – ma va data loro l’occasione di meritarsi e prendersi la dignità al lavoro. Così desiderata da molti e bistrattata, ahimè, da tanti.


Flavio Principato

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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