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“Sbarchi fantasma”, per il procuratore di Agrigento “un’immigrazione pericolosa”

luigi-patronaggio-1Sbarchi fantasma“. Sarebbe questo il nuovo allarme registrato nelle ultime settimane sulle coste agrigentine, dove centinaia di migranti arrivano in “silenzio” per tentare un nuovo futuro.

Se l’emergenza immigrazione negli ultimi anni ha rappresentato un problema di non poco conto, quella dei cosiddetti “sbarchi fantasma” apre sicuramente una nuova emergenza. Extracomunitari che sfuggono ai controlli, entrando nel territorio europeo e che sembrerebbero non sfuggire da guerre o persecuzioni, ma che sarebbero spinti da un migliore futuro di vita sotto il profilo economico.

Un’immigrazione pericolosa – ha affermato il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio (in foto), in una intervista a ‘La Stampa -. Non è la nuova rotta dei migranti al posto di quella libica – avverte, sempre attraverso La Stampa, Patronaggio – anzi, sembra di essere tornati indietro di 10-15 anni, quando i migranti partivano dalle coste tunisine e venivano in Italia a cercar fortuna“.

I motivi – come riporta La Stampa – per cui arrivano in Italia potrebbero non essere solo legati a bisogni economici. Tra loro ci sono persone che non vogliono farsi identificare, gente già espulsa in passato dall’Italia o appena liberata con l’amnistia dalle carceri tunisine o magari che ha preso parte alle rivolte del 2011“. “Tra loro – sottolinea Patronaggio – potrebbero esserci anche persone legate al terrorismo internazionale. Per questo penso che siamo di fronte a un’immigrazione pericolosa“.

Questi migranti – racconta Patronaggio a La Stampa – arrivano in gruppi di 30-40, quasi sempre su barche in legno o piccoli pescherecci di 10-12 metri che poi abbandonano arenandoli sulla spiaggia. Appena scendono dall’imbarcazione, si nascondono dietro le dune, cambiano gli abiti bagnati con altri puliti e fuggono via. Qualcuno lo intercettiamo sulla strada e lo blocchiamo, gli altri spariscono. Pensiamo a carichi misti sulle barche, di gente che paga e di altri che non lo fanno, guidati però da personale esperto che sa come manovrare una barca“.

 

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