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Regioni ed Enti Locali

Trivelle nel canale di Sicilia: Greenpeace, Legambiente e WWF non si arrendono

trivellazioniNonostante il TAR del Lazio abbia respinto il loro ricorso contro il progetto di trivellazione in mare conosciuto come “Off-shore Ibleo” di ENI ed Edison, Greenpeace, Legambiente e WWF hanno deciso di appellarsi a tale decisione.

La decisione è stata presa dalle associazioni ambientaliste che da anni denunciano il rischio di pericolo ambientale e per la biodiversità dovuto dalle possibili estrazioni petrolifere lungo il Canale di Sicilia. Un danno che potrebbe altresì colpire i settori dell’economia locale, quali ad esempio il turismo e la pesca, che in questi splendidi luoghi sono strettamente legati al mare.

Nella fattispecie si tratta di ben otto pozzi petroliferi, di cui due esplorativi, che dovranno sorgere nel Canale di Sicilia che sarà così deturpato da piattaforme e vari gasdotti al largo delle province di Ragusa, Caltanissetta e Agrigento.

Uno scempio che ha già visto le associazioni ambientaliste e alcune amministrazioni locali ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale per scongiurare il rischio, appellandosi contro il progetto.

La recente sentenza del TAR ha invece rigettato il ricorso, sancendo nei fatti che attività pericolose come le trivellazioni in mare possono essere autorizzate senza alcuna valutazione dei rischi più rilevanti e dei conseguenti impatti ambientali.

Rispettiamo la sentenza del TAR, come ogni altra. Non entriamo nel merito delle valutazioni fatte, ma di quelle non fatte: il TAR omette infatti di pronunciarsi sulle questioni fondamentali del ricorso, come la presenza di habitat prioritari e il fatto che il progetto autorizzato differisca dal progetto originariamente presentato, prevedendo la costruzione di una piattaforma nel limite delle 12 miglia, in assoluta contrarietà al divieto introdotto dal “decreto Prestigiacomo” del 2010“, sostengono le associazioni.

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