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Conferenza su Ezio D’Errico, il più grande scrittore nato ad Agrigento dopo Pirandello

“Quasi nessuno conosce questo autentico genio, che la sorte ha voluto far nascere ad Agrigento. Sfortunato in vita, avendo dato al teatro italiano una profondità di respiro e un’acutezza di analisi che non vennero comprese, lo fu ancora di più dopo la sua morte, quando venne dimenticato, sparito dalle scene e dai cataloghi. Ancora oggi si attende la sua riscoperta, e nel merito della sua figura ho raccolto numerosi materiali che lo riguardano, attorno ai quali sto lavorando per una pubblicazione saggistica sulla sua opera di drammaturgo – la prima in Italia – e per la riedizione e la messinscena delle sue opere”.
BENIAMINO BIONDI

Il 21 aprile del 1972 fa moriva Ezio d’Errico, scrittore, pittore e drammaturgo, nato ad Agrigento nel 1892. Moriva nel più colpevole isolamento, circondato dai suoi quadri e con accanto solo la moglie. Autore di gialli pubblicati con Mondadori, di opere teatrali tradotte e rappresentate anche all’ estero, tra i primi pittori astrattisti in Italia, d’Errico, una sorta di genio rinascimentale, è ancora un universo da esplorare.
Le sue vicende biografiche sembrano avvolte da un alone di mistero: lasciata presto la Sicilia si trasferisce a Parigi, dove tenta l’ avventura di pittore e dove conosce artisti di rilievo. Poi, ritorna in Italia, a Torino, per insegnare disegno. Ma oltre alla bohème parigina, l’ artista agrigentino dirige riviste di forte presa sul pubblico, come “Crimen” e dal 1936 in poi compone i primi racconti kafkiani e una ventina di romanzi gialli, negli stessi anni in cui dava alle stampe i suoi polizieschi Augusto De Angelis. Grazie proprio a quest’ ultimo e a d’ Errico fa irruzione nel giallo italiano l’ inquietudine, che mette in crisi la scienza della deduzione e il culto della logica; a dominare invece è l’ intuizione, l’ empatia psicologica del detective con le vittime e i sospettati. D’ Errico per i suoi polizieschi si ispira chiaramente al creatore di Maigret, tanto da guadagnarsi il soprannome di “Simenon italiano”: infatti, il personaggio da lui creato, l’ispettore Richard, conduce tutte le sue indagini in una Parigi fredda sì, ma sanguigna e popolare.
D’ Errico, che è meno conosciuto come giallista, è anche commediografo di successo, rappresentato in tutta la penisola; nel 1953 sarà Giorgio Strehler a mettere in scena la sua commedia intitolata “La sei giorni”. E mentre va pubblicando gialli come “Qualcuno ha bussato alla porta”, “La famiglia Morel”, d’ Errico scrive straordinarie raccolte di novelle, come “Parabole”, “Da liberati”, “Noi due disarmati”. Sono tra le cose migliori che vedono la luce alla fine degli anni Trenta, attraversate come sono da un elegantissimo surrealismo grottesco e da un’ irrefrenabile ansia metafisica.
Da questo ricchissimo humus narrativo nasce il d’ Errico drammaturgo, quello che a 64 anni suonati rinnega tutta la sua produzione teatrale precedente, i drammi borghesi che tanto piacevano al pubblico, per tentare, sotto l’ influsso di Beckett, di Camus e di Jonesco, la via della sperimentazione, del vero teatro d’ avanguardia.
È questo il vero d’ Errico di statura europea, l’ autore dei dieci testi, pubblicati nel ‘ 68, raccolti sotto il titolo “Teatro dell’ assurdo”. Ma proprio quando d’ Errico si cimenta in qualcosa di veramente nuovo, sconcertante, i teatri italiani gli chiudono le porte. Il successo però gli arride all’ estero (in Germania, in Austria, in Svizzera, in Francia, a Buenos Aires) dove dal critico Martin Esslin viene accostato ai grandi del tempo: Beckett, Jonesco, Genet, Arrabal, Tardien, Vian e Buzzati.

Ezio D’Errico.
Il più grande scrittore nato ad Agrigento dopo Pirandello

Una conferenza
di
Beniamino Biondi

Giovedì 17 settembre, Ore 18:00
Accademia delle Belle Arti di Agrigento

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