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Crisi pronto soccorso, audito oggi all’Ars il primario dimissionario di Agrigento. Antonio De Luca: “È la punta dell’iceberg di una situazione esplosiva generalizzata”

Audito ieri all’Ars dalla sottocommissione sui pronto soccorso siciliani, coordinata dal deputato M5S Antonio De Luca, il dottor Sergio Vaccaro, direttore dimissionario dell’unità operativa complessa di Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento.
All’audizione erano presenti, anche i deputati componenti Carmelo Pace, Giovanni Burtone, Giuseppe Geremia Lombardo e Margherita La Rocca Ruvolo in collegamento da remoto, nonché i colleghi Angelo Cambiano e Carlo Gilistro.

“Abbiamo ascoltato – dice Antonio De Luca – le motivazioni che hanno portato il primario a gettare la spugna perché – ha tenuto a precisarlo – non c’erano le condizioni minime per lavorare, non solo in sicurezza ma anche in maniera dignitosa, stante la gravissima carenza di personale che – ha riferito il medico – lo ha costretto a turni di lavoro anche di venti o trenta ore, aprendo la strada a un potenziale e notevole rischio clinico per il paziente. Non vogliamo accusare nessuno, ma se è vero che nessun risposta è arrivata dall’assessorato ad una lettera del primario, con la quale il medico denunciava le criticità del reparto che dirigeva, questo sì che è gravissimo”.

“Il caso Agrigento, su cui sentiremo anche i vertici dell’Asp – continua Antonio De Luca – è la punta dell’iceberg di un sistema che sta collassando. Qui non si è davanti alla crisi di un piccolo ospedale di provincia, ma di un Dea di primo livello di una grande città. Quello che accade oggi qui è sintomatico di quello che presto o tardi succederà anche nelle città metropolitane. Stiamo correndo a grandi passi verso un punto di non ritorno e il governo regionale nicchia e, a quanto sembra, non risponde nemmeno alle richieste d’aiuto. Non si deve aspettare che ci scappi il morto per muoversi, perché operando costantemente in continua emergenza, questo prima o poi è inevitabile che succeda. E non si può certo dare la colpa ai medici, cui, anzi, va dato il merito di tenere ancora in piedi un sistema che fa acqua da tutte le parti”.

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