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Mafia agrigentina, Cosa Nostra riparte dal traffico della droga

“Il contesto criminale della provincia di Agrigento continua ad essere caratterizzato dalla presenza dominante di
Cosa nostra, che monopolizza la gestione delle più remunerative attività illegali e condiziona ancora pesantemente
il contesto socio-economico, già duramente messo alla prova da un perdurante stato di crisi”.

Lo scrive la Dia, la Direzione Investigativa Antimafia, nella sua relazione riferita al primo semestre dell’anno 2019.

Rimasta unitaria e verticistica, l’organizzazione conserva la tradizionale ripartizione nei 7 mandamenti (Agrigento,
Burgio, del Belice, Santa Elisabetta, Cianciana, Canicattì e Palma di Montechiaro) al cui interno operano 42 famiglie
mafiose. Cosa nostra agrigentina rappresenta una delle più solide roccaforti dell’organizzazione e ha vissuto una
costante evoluzione, espandendo l’area degli interessi dall’originario contesto agro-pastorale a settori criminali
ben più remunerativi. Un ruolo minore, ma comunque di rilievo, viene occupato dalla stidda, originariamente parte scissionista di Cosa nostra, ma che oggi fa affari con quest’ultima. L’influenza della stidda è presente nei territori di Palma di Montechiaro, Porto Empedocle, Naro, Favara, Canicattì, Campobello di Licata, Camastra Bivona e Racalmuto.

In particolare in questa provincia, i business mafiosi rispecchiano le esigenze di liquidità e di controllo del territorio, trovando nel racket delle estorsioni, nel traffico di stupefacenti e, più recentemente, nel controllo del gioco d’azzardo
dei settori di primario interesse.

“Anche per il semestre in esame significative sono le risultanze di operazioni legate al traffico ed allo spaccio di droga. In tal senso, l’operazione “Kerkent” conclusa dalla DIA il 4 marzo 2019 ha colpito soggetti operativi tra le province di Agrigento, Palermo, Trapani, Vibo Valentia e Parma. Le indagini hanno documentato l’esistenza, nella città di Agrigento, di un gruppo criminale facente capo a un pluripregiudicato, già affiliato alla famiglia mafiosa di Agrigento-Villaseta, che dopo essere stato scarcerato aveva ricevuto l’investitura di nuovo capo famiglia direttamente dal precedente boss. L’assunzione di questo incarico ha consentito al nuovo boss di interferire nello svolgimento delle attività produttive locali e di commissionare alcuni delitti. Lo stesso, peraltro, aveva incrementato il traffico di sostanze stupefacenti destinate al mercato agrigentino, con canali di approvvigionamento che facevano capo ad altri sodalizi mafiosi locali e palermitani – di matrice stiddara e mafiosa – nonché alle ‘ndrine calabresi dell’area vibonese”.

“Ancora in relazione al traffico di stupefacenti si richiamano le operazioni “Extra Fines 2- Cleandro” e “Mare Magnum”, sviluppate nel territorio di Caltanissetta, ma con profili di connessione con la realtà agrigentina.
Infatti, il 17 gennaio 2019, nell’ambito dell’Operazione “Extra Fines 2 – Cleandro” sono stati arrestati diversi appartenenti alla famiglia mafiosa di Gela (CL) in affari con soggetti di origine agrigentina, da anni trapiantati in Germania nelle città di Colonia, di Karlsruhe e di Pforzheim. Il gruppo manteneva i rapporti con trafficanti turchi, calabresi e colombiani, che rifornivano di stupefacenti il mercato tedesco e italiano. Il 13 febbraio 2019, inoltre, a conclusione dell’operazione “Mare Magnum”, tra le province di Caltanissetta, Agrigento, Palermo ed Enna, 14 persone sono state ritenute responsabili di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, in particolare di hashish. L’attività investigativa ha permesso di individuare il canale di rifornimento, la rete di distribuzione (dai fornitori ai consumatori) e la commercializzazione di diversi chili di droga a settimana.
L’elemento di vertice dell’associazione, vicino a Cosa nostra nissena, negli ultimi tempi si era trasferito a Porto Empedocle (AG) dove si era inserito nel locale contesto criminale, tanto da usufruire di un appartamento riconducibile alla famiglia mafiosa del luogo. Inoltre, sono state individuate, soprattutto nella zona orientale della provincia, svariate piantagioni di cannabis di varia estensione e talvolta coltivate in serre dotate di impianti di illuminazione, di aerazione nonché di videosorveglianza”.

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