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Cronaca Regioni ed Enti Locali

“Tie Break”: sequestro di beni da due milioni di euro alla famiglia Marturana – VIDEO

tie breakLa Polizia di Stato di Agrigento, nelle scorse ore, ha eseguito un importante provvedimento di sequestro patrimoniale, emesso dal Tribunale di Agrigento, Sezione Misure di Prevenzione, in accoglimento di una proposta inoltrata dal Questore di Agrigento, dr. Mario Finocchiaro.

Il sequestro, stimato in circa 2 milioni di euro, ha riguardato numerosi beni immobili, mobili registrati e rapporti finanziari di proprietà, o nella disponibilità, dei fratelli canicattinesi Gaetano Gioacchino Mario Marturana, classe 1965 già sottoposto alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di Ps con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per anni 3, Roberto Marturana, classe 1978 e della loro madre Angela Luvaro classe 1942.
Gli accertamenti economico-patrimoniali alla base dei sequestri sono stati effettuati dalla Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Agrigento con la preziosa collaborazione del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Agrigento; l’esecuzione del sequestro è stata effettuata in collaborazione con il Commissariato di P.S. di Canicattì.

Nella richiesta del Questore di Agrigento è stato evidenziato come che i suddetti appartenenti alla famiglia Marturana esprimessero pienamente quella pericolosità sociale richiesta e prevista dal Codice Antimafia (D. L.vo 159/2011), in particolare manifestatasi nella complessa vicenda criminale svelata dalla nota operazione denominata “TIE BREAK“, dalla quale gli stessi emergevano quali promotori, organizzatori o semplici partecipi di una associazione per delinquere dedita all’attività usuraria.

Il sequestro ha riguardato tre appartamenti a Canicattì, uno a Torino, due magazzini a Canicattì, la quota di sei magazzini sempre a Canicattì, un magazzino in contrada Grottarossa a Caltanissetta, 4 particelle di terreno a Naro per una estensione di circa due ettari, 15 particelle a Grottarossa per una estensione di circa 7 ettari, la quota di 40 particelle a Naro per una estensione di circa 25 ettari, una cassetta di sicurezza, un conto corrente.

Il processo relativo all’operazione “Tie Break” (la cui ordinanza di custodia cautelare in carcere era stata emessa nel settembre del 1998 nei confronti del predetto MARTURANA Gaetano Gioacchino e di altre 37 persone), era stato definito con sentenza della Corte di Appello di Palermo in data 01/03/2013, con la quale MARTURANA Gaetano, MARTURANA Roberto e LUVARO Angela venivano condannati, rispettivamente, il primo alle pene di anni otto, il secondo e la terza di anni cinque di reclusione per il reato di associazione a delinquere finalizzata all’usura, all’estorsione, alla ricettazione, alla detenzione illegale di armi ed esplosivi, al danneggiamento, all’incendio, alla calunnia, alla truffa, al falso.

MARTURANA Gaetano, in particolare, veniva ritenuto promotore ed organizzatore del sodalizio.

I capi di imputazione contestati ai diversi imputati del processo “Tie Break” erano circa 50, in molti dei quali era coinvolto proprio MARTURANA Gaetano; l’attività criminale principale era costituita dall’usura verso un numero assolutamente rilevante di soggetti.

Emblematico quanto registrato nel corso di una delle intercettazione all’epoca captate, tra lo stesso MARTURANA Gaetano e CAMASTRA Claudio, Avvocato e suo sodale e consigliere:
Camastra: “tu non ha capito che se a te ti arrestano un bordello scoppia, Gaetà hai capito? Hai capito o no? Tu non sei il bello Inc…. tu sei il grande usuraio… il grande cravattaio di Canicattì… e poi vedi come ti arriveranno le denunce… appena ti scivola il piede ne hai 300 che ti denunciano poi coglione tu non ci credi“.

I ripianamenti dei debiti usurai, maggiorati degli esosi ed illegali interessi, avveniva non solo attraverso la riconsegna di denaro liquido o di assegni, ma anche attraverso la costituzione di garanzie (nella fattispecie, promesse di vendite con contestuale rilascio di procure speciali a vendere a nome dei Marturana) su beni immobili di proprietà delle vittime.

In molti casi, poi, allorchè le vittime non riuscivano a saldare i debiti usurari, si verificava, effettivamente, la “vendita” al MARTURANA o ad altri suoi familiari del bene immobile oggetto della garanzia a prezzi enormemente inferiori al valore di mercato o, addirittura, senza reale alcun corrispettivo per il venditore-vittima.

Anche un’altra intercettazione fa comprendere bene l’elevata caratura criminale del MARTURANA Gaetano; si tratta di quella effettuata tra il 09/06/1998 ed il giorno successivo, che veniva registrata in occasione di un attentato a colpi di arma da fuoco realizzato dal MARTURANA Gaetano e dai suoi complici ai danni di tale MELI Vincenzo.
Vengono captati MARTURANA Gaetano, AMBROSINI Maurizio e Ferdinando ARONICA:
si sentono 5 colpi di pistola…..
E: Ha tirato verso l’alto… io ho detto ora tira verso il negozio:
G: quale minchia negozio.., a lui ho tirato, direttamente…
A: ah ah ah ah;
F.’ cinque colpi non è uscito nessuno… sarà morto… ci saranno arrivati dentro i proiettili…
Sotto la guida di MARTURANA Gaetano, le attività criminali, connesse in parte al reimpiego dei beni provento dell’usura ma sempre al fine di trarne ulteriore vantaggio economico, si sono diversificate, spaziando dalla falsificazione di assegni alla truffa, dalla ricettazione di armi al falso in scrittura privata, in danno di semplici cittadini, piccoli imprenditori della zona di Canicattì e grandi imprese assicurative.

L’associazione, scriveva il Tribunale di Agrigento nella sentenza di condanna, era dotata di un forte grado si stabilità ed era basata sulla indiscussa leadership di MARTURANA Gaetano, poco più che trentenne all’epoca dei fatti residente a Canicattì unitamente al proprio nucleo familiare formato dalla madre LUVARO Angela, a dai fratelli MARTURANA Filippo e MARTURANA Roberto (…)
“MARTURANA Gaetano era il capo indiscusso dell’organizzazione. Egli dirigeva le operazioni e assumeva le decisioni relative alle prestazioni di denaro operando attraverso i suoi più stretti collaboratori.., si occupava altresì di coordinare il compimento degli atti intimidatori attraverso la collaborazione operativa di CIULO Calogero.
Quest’ultimo è lo stesso che la sera del 27 maggio 2013 scompariva da Canicattì e veniva rinvenuto morto carbonizzato nel portabagagli della sua stessa auto il successivo 3 giugno.
Con la stessa sentenza venivano dichiarati prescritti diversi episodi di usura e altri reati fine tutti contestati ai predetti.
Si soggiunge che, al momento dell’emissione dell’OCCC relativa all’Operazione “Tie Break”, MARTURANA Gaetano si trovava in stato di detenzione in Germania, ove era stato arrestato in seguito ad indagini delle autorità tedesche in ordine ad un traffico internazionale di autovetture.
Altri temi sviluppati dal Questore di Agrigento nella sua proposta, in ordine alla pericolosità sociale dei componenti la famiglia MARTURANA, sono relativi ad ulteriori gravissimi fatti delittuosi posti in essere nel tempo, in particolare da MARTURANA Gaetano, il quale:
– in data 08/11/2001 veniva deferito dal personale del Commissariato di Canicattì per il reato di minacce aggravate.
– Con sentenza in data 26/11/2003, (irrevocabile il 03/11/2004) veniva condannato dalla Corte di Appello di Palermo ad anni uno, mesi quattro di reclusione ed € 400.00 di multa per il reato continuato di detenzione illegale di armi e munizioni
-In data 02/05/2003, veniva arrestato in flagranza di reato da personale del Commissariato di PS di Canicattì per furto aggravato e soppressione, distruzione e occultamento di atti veri-
Quest’ultima è la nota vicenda della sottrazione dei faldoni del procedimento “Tie Break” dagli uffici della Procura della Repubblica di Agrigento, allorquando i fratelli Gaetano e Roberto MARTURANA, unitamente a certo MICELI CORCHETTINO Antonio, introdottisi all’interno degli uffici, con la scusa di prelevare copia di alcuni atti, asportavano tre faldoni di atti originali del processo di usura di cui si è detto prima; sottrazione effettuata con grande determinazione e sangue freddo in pieno giorno e davanti al personale dipendente all’interno degli uffici della Procura della Repubblica di Agrigento; fatto questo ormai accertato con sentenza passata in giudicato.
– in data 15/09/2003 veniva deferito per usura dal Commissariato di P.S. di Canicattì.

 in data 13/11/2006 veniva deferito in stato di libertà dal Commissariato di PS di Canicattì per truffa.

Ma l’episodio più grave attribuito al MARTURANA Gaetano è l’omicidio di Angelo ANELLO, avvenuto in data 19 luglio 2005, per il quale, unico imputato, è stato condannato alla pena dell’ergastolo, con sentenza non definitiva in grado di appello.
Per questo efferato delitto di sangue veniva tratto in arresto nell’aprile 2008 (nell’ambito di indagini condotte dalla Squadra Mobile di Caltanissetta e dal Commissariato di PS di Canicattì, essendo il delitto avvenuto in territorio nisseno, al confine con quello agrigentino) e la misura cautelare contemplava anche i reati di inosservanza degli obblighi inerenti le misure di prevenzione, detenzione di armi, falsità materiale commessa dal privato, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, falsità in scrittura privata, truffa.
Il MARTURANA, con un complicato percorso e mettendo in atto raggiri in danno dell’ANELLO, profittando anche dello stato di questi, pressochè analfabeta, era riuscito ad indurlo a stipulare un atto di compravendita di un terreno coltivato a vigneto, avente un valore di circa €170.000,00, sborsando solo € 15.000,00.
Trascorsi circa 3 anni l’ANELLO aveva proceduto legalmente contro il MARTURANA, il quale, a questo punto, secondo la prospettazione accusatoria, avrebbe deciso di eliminare fisicamente la sua vittima.
Anche MARTURANA Roberto, fratello di Gaetano, annovera gravi precedenti: oltre al furto dei fascicoli processuali ed alla condanna nel processo “Tie Break”, lo stesso, nel settembre 2003, veniva deferito per usura dal Commissariato PS di Canicatti ed, in data 10/12/2003, veniva nuovamente deferito in seguito a una ulteriore querela per minaccia grave e lesioni.
Infine, in data 15/09/2005, veniva deferito in stato di libertà dai Carabinieri di Canicattì per lesioni personali, per le quali, poi, veniva condannato alla pena di euro 600,00 di multa inflittagli con sentenza della Corte di Appello di Palermo.
Per quanto attiene alla LUVARO ANGELA, il Tribunale, non rilevando ulteriori e successive concrete manifestazioni di pericolosità sociale da parte della LUVARO dal dicembre del 1998 in poi, ha limitato il sequestro patrimoniale solo agli anni 1997 e 1998.

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