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Regioni ed Enti Locali Rubrica legis non est lex

Trasferita a Milano a causa dell’ “algoritmo” del Ministero, docente agrigentina vince lunga battaglia legale

Dopo anni lontana da casa a causa del cosiddetto “algoritmo” del Ministero dell’Istruzione, insegnante agrigentina potrà tornare finalmente a lavorare nella sua provincia.
La vicenda ha inizio nell’anno scolastico 2016/2017, quando una docente di scuola primaria, dopo essere stata assunta ad Agrigento, è stata assegnata in via definitiva nella provincia di Milano. Una storia identica a tanti altri insegnanti siciliani neo immessi in ruolo che si videro trasferiti forzatamente verso le province del Nord Italia con una mobilità straordinaria che ha portato ad un lunghissimo elenco di contenziosi nei tribunali di tutta la Nazione.
Inizialmente, il Tribunale di Milano aveva rigettato il ricorso della donna, ritenendo legittima la procedura del cosiddetto “algoritmo” utilizzato dal Ministero dell’Istruzione per assegnare una sede definitiva agli assunti dal piano straordinario della legge 107/2015. Anche l’appello alla Corte d’Appello di Milano aveva confermato questa decisione. Tuttavia, l’insegnante non si è arresa e ha deciso di portare la sua causa fino alla Corte di Cassazione.
La Corte Suprema con il suo verdetto ha però cambiato radicalmente il panorama giuridico, stabilendo che un principio di diritto fondamentale: in materia di mobilità, la prova della spettanza o meno della sede rivendicata grava sul Ministero e non sul docente. Questa decisione ha gettato luce su un aspetto cruciale del contenzioso sulla mobilità degli insegnanti.
La svolta definitiva è arrivata con la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano, che ha corretto il giudizio negativo del Tribunale di Milano, che in sede di rinvio aveva nuovamente respinto il ricorso nonostante la sentenza della Cassazione. La Corte d’Appello ha dato piena ragione alla ricorrente e ha ordinato il suo trasferimento immediato, creando anche un importante precedente in materia di mobilità scolastica.
Dopo diversi anni, l’insegnante è finalmente riuscita a fare ritorno a casa. Il lungo e complesso procedimento, che si è articolato in due processi innanzi al Tribunale di Milano, due innanzi alla Corte di Appello di Milano ed uno in Corte di Cassazione, è stato seguito da una squadra di avvocati formato da Laura Cacciatore, Francesca Palumbo e Giuseppe Limblici.

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